mercoledì 20 marzo 2013

La vincitrice del concorso "Il racconto più bello"

Giuliana Leone




Cuore di mamma








I capitolo


Una leggera pioggerellina autunnale tintinnava alle finestre quando la sveglia suonò. Fuori era ancora buio. Teresa scese scalza dal letto, come sua abitudine. Il pavimento fresco sotto i piedi contribuì a svegliare i suoi sensi ancora intorpiditi. Messa una vestaglia di diresse in cucina. Aprendo la finestra si accorse dell'aria fresca del mattino e dell'odore di terra bagnata. Anche ottobre stava fuggendo via, passando il testimone a novembre. Pensò alla sua vita; stirava in una lavanderia, non era certo il suo sogno nel cassetto, ma non aveva trovato di meglio. Andrea, due anni prima le aveva ridato la vita, l'aveva aiutata a dimenticare il suo passato doloroso. L'odore del caffè la riportò alla realtà, lo bevve in fretta e si catapultò nella doccia. Il telefono squillò giusto mentre si avvolgeva nell'accappatoio di spugna color champagne. "Teresa, stasera torno a casa!" Disse la voce dall'altro capo del telefono. "Come hai trovato la città?" Chiese lei curiosa. "Così come l'hai lasciata. Ho fatto colazione nel bar dove lavoravi, ho ripensato a quando ci siamo conosciuti. Mi manchi!" "A stasera!" Sussurrò lei riagganciando. Pettinando i capelli le riaffiorò a mente che da bambina, la madre le diceva sempre che avesse i capelli color autunno, la stessa tonalità delle foglie che cadono in quel periodo. Andrea era piombato giusto in tempo nella sua vita. Giusto in tempo per salvarla dalla depressione che aveva cominciato a corrodere dall'interno la sua anima dopo la morte della nonna.
La mattina fu caotica e ad ora di pranzo, quando Priscilla portò a Teresa due panini tonno e maionese (i suoi preferiti), non riuscì a mangiarli. "Cosa è questa puzza?" Chiese nauseata Teresa mentre Priscilla avanzava nella sua direzione con il fagotto in mano. "I tuoi panini preferiti!" Rispose stupita la donna. "Grazie ma non ho fame. È stata una lunga giornata." "Li metto qui!" Concluse la Priscilla uscendo dalla stanza.
Alle sette, mentre Teresa stava dando una sistemata veloce prima di salutare Priscilla e tornare a casa, la donna più anziana le chiese: "Stai bene?" "Sì, ho avuto un giramento di testa. Sono digiuna dal caffè di stamattina, è per questo!" "Non hai una bella cera! Non sarai mica incinta?" "No, ma che dici!!! È assolutamente...CAVOLO!" "Compra un test, andando a casa!" Disse Priscilla ridendo allegra. Teresa annuì persa nei suoi pensieri. Arrivata a casa, respirò a fondo e si diresse in bagno. Le tremavano le mani, era totalmente terrorizzata. Non poteva aspettare un bambino, non era il momento, non erano pronti, e Andrea... Andrea partiva spesso per lavoro. Il test si colorò immediatamente di azzurro. Era incinta... Senza fiato si diresse in salotto, si sedette in una poltrona cercando di metabolizzare la cosa. Rimase un'ora in quell'esatta posizione, poi si alzò e si sbrigò a far sparire il test e ogni sua traccia. Come avrebbe preso la notizia Andrea? Quando gliene avrebbe parlato? Ordinò un pollo e mezzo e ne mangiò quasi uno intero, senza nemmeno aspettare Andrea. Dopo che ebbe finito si spogliò e mise a letto. Sarebbe diventata mamma! Avrebbe avuto un bambino!
Dopo poco si aprì la porta, Andrea chiamò il suo nome. "Sono qui!" Rispose Teresa. "Amore mio!" Pronunciò Andrea baciandola. "Stai male?" Continuò poi preoccupato. "Sono solo un po' stanca, ho già mangiato. Dì là c'è il pollo." Andrea mangiò, si fece la doccia, poi la raggiunse a letto. "Mi sei mancata!" Disse sfiorandole il viso, poi avvicinò pericolosamente il suo corpo a quello di lei. "No, Amore... Devo parlarti!" Sbottò in fretta Teresa. Andrea si spostò e si mise in ascolto. "Aspetto un bambino!" Andrea rimase di sasso, non proferì parola. "Parla, dimmi qualcosa..." Lo supplicò lei qualche attimo dopo. Lui sorrise ed esclamò entusiasta. "Ti amo!" e poi continuò "ti amo, ti amo, ti amo" e si piegò a baciarle la pancia. Teresa quasi si commosse di gioia, si sentì subito così leggera... Era felice, adesso sì! Era felice di aspettare un bambino ed era ancora più felice che anche Andrea lo volesse.

 
II capitolo
 
Andrea annullò diverse partenze nei mesi successivi e fu premuroso con Teresa e sempre presente alle sue visite.
Arrivò il giorno della visita che avrebbe stabilito il sesso. "È un maschietto! È più piccolo del dovuto però; per adesso non è un problema ma se non dovesse recuperare il peso nei prossimi mesi lo diventerebbe. Lei signora mangi, stia a riposo ed aviti ogni fonte di stress. Lasci il lavoro, nel caso ne avesse uno". Teresa, gracile sin da bambina, non era mai stata una grande mangiatrice e anche in gravidanza, tranne che nel primo mese, non riusciva a mangiare più del solito. Andrea di contro non faceva altro che portarle i cibi più sfiziosi, cercando di aprirle la fame. Non appena finita la visita Andrea portò Teresa in giro per negozi per neonati. "Avevo messo dei risparmi da parte per questa occasione..." Pronunciò fiero. Nei mesi successivi Andrea non fece altro che accontentate ogni capriccio della sua donna. Stava ore con l'orecchio sulla pancia di Teresa, a parlare con il suo bambino.
Teresa non voleva che fosse solo Andrea a pagare le enormi spese da cui erano investiti e cominciò a fare i straordinari al lavoro. "Non dovresti stancarti tanto!" L'ammonì Priscilla vedendola pulire il pavimento. "Sto bene!" La rassicurò Teresa. "Vai a casa oltre l'orario ogni giorno, ti ho sentito addirittura proporti per stirare a casa di una cliente nel fine settimana. " Teresa abbassò lo sguardo colpevole. "Secondo me dovresti andare a casa, fino alla nascita del piccolo. Riposati! La gravidanza non è una passeggiata e i miei tre figli ne sono la prova." Teresa scoppiò a piangere e ammise di non voler gravare sulle spalle di Andrea. Priscilla le disse che le avrebbe assicurato lo stipendio per quei mesi e che una volta terminata la gravidanza avrebbe recuperato con gli straordinari.
Priscilla, rimasta commossa dalla sua storia, l'aveva presa a lavorare con lei, nella sua piccola lavanderia, due anni addietro. Dal primo giorno era stata protettiva con lei e le due erano legate come vi fosse uno stretto legame di parentela tra loro. Teresa tirò su con il naso e cominciò a chiudere la lavanderia, consapevole che per un po' non l'avrebbe rivista.

III capitolo


Terminato l'inverno gelido, si era insidiata con foga la primavera. Il bambino nonostante fosse cresciuto non aveva recuperato il peso che gli mancava per essere nella norma; Teresa si incupiva per giorni dopo ogni visita e spesso toccava ad Andrea rassicurarla quando scoppiava in singhiozzi nel sonno. Adesso in maternità "forzata", si annoiava a morte a casa e non faceva altro che pensare alle possibili conseguenze del bambino.
"Il ritardo della crescita intrauterina riguarda il tre per cento delle gravidanze. Con il termine ritardo di crescita intrauterino si identificano feti che presentano un rallentamento o un arresto nella loro crescita." Disse serio il dottore, mentre Teresa distesa nella lettiga, stringeva la mano di Andrea. "Che danni può recare al bambino, tutto questo?" Chiese visibilmente scosso Andrea. "Problemi circolatori, asfissia perinatale o addirittura possibili handicap più o meno gravi" "Cosa possiamo fare?" Continuò il padre. " Evitare fumo, alcool, qualsiasi fonte di stress fisico e mentale" "Cosa ha causato questo ritardo?" "Anomalie genetiche, malformazioni congenite, alterazioni placentari, chi può dirlo... I feti piccoli per l'epoca gestazionale hanno una probabilità molto maggiore di andare incontro a morte endouterina e asfissia al momento del parto. Tuttavia ritengo che il bambino sia simmetricamente sviluppato e che stia nel complesso bene. Non allarmatevi più di tanto. Io vi ho parlato del peggio, adesso pensiamo al meglio. Dovrebbe andare tutto bene. State tranquilli!" Teresa non si sentiva affatto consolata dalle ultime frasi del dottore, fissando il suo bambino ciucciarsi il ditino nello schermo, sentì gli occhi riempirlesi di lacrime.
IV capitolo
Marzo volò via dando inizio alla bella stagione. Aprile rimise in forze Teresa. Il bambino aveva finalmente recuperato il peso norma, per la gioia dei suoi genitori. I dottori dissero loro di rimanere ad ogni modo allerta, lo stress avrebbe potuto bloccare nuovamente la crescita.
A metà del mese Andrea la portò in una spiaggia. La sabbia bianca e finissima e l'odore di salsedine sembravano promesse di serenità future. I due distesero a terra il grande telo che avevano portato e poi mangiarono lì panini e caffè preparati la mattina da Andrea. "Mi hai reso felice!" Disse lui rompendo il silenzio."Dal giorno in cui ti vidi, con quella caraffa in mano, la tua andatura, il tuo sguardo, capii che mai avrei potuto desiderare altro. Mi hai davvero reso l'uomo più felice del mondo e questo bambino... non credevo di poter amare tanto qualcuno senza nemmeno conoscerlo. Dal nostro amore nascerà una nuova creatura...e sarà nostra per sempre. Voglio però che... diventiamo marito e moglie prima che nasca, mi vuoi sposare?" uscì un anello e glielo mise in mano dicendo: "Non potevo permettermene uno nuovo, così ho usato la montatura di quello di mia nonna." Teresa lo abbracciò forte, non rendendosi nemmeno conto delle lacrime che le rigavano il viso.
Quel che restava di aprile e maggio passò in preparativi. Teresa comprò un vestito da sposa in saldo che le calzava a pennello. Scelsero una piccola chiesetta non molto frequentata per la cerimonia, pochissimi sarebbero stati gli invitati. Andrea era stato più volte visto, dalla sua futura moglie, scrivere qualcosa e subito nascondere il foglio; una lettere per il loro matrimonio.

V capitolo

Arrivò il 10 GIUGNO. Chi mai avrebbe immaginato che un giorno con un nome così dolce sarebbe stato così funesto? Il sole brillava come tutti gli altri giorni, gli uccellini cantavano al solito, niente faceva presagire quello che sarebbe successo.
Alle sette di sera Andrea e Teresa si recarono in un market vicino. Nelle strade vi era poca gente, i negozi ormai in chiusura. All'interno del piccolo supermercato non c'era quasi nessuno, delle due casse una sola era aperta, una donna sulla sessantina sbadigliando passava i prodotti sulla macchina per i codici a barra. Andrea concesse a Teresa di tenere solo una bottiglia d'olio, in mano. Lei aveva desiderio di lasagne, così avevano preso quelle '4 salti in paella' e qualcos'altro che serviva a casa. Arrivati alla cassa il bambino cominciò a scalciare più che mai e Teresa lo annunciò felice al suo uomo. Qualcuno si aggirava ancora nel market, un ragazzo alto e magro passava svogliatamente i prodotti alla cassiera.
IMPROVVISAMENTE un uomo irruppe con foga nel locale, il viso coperto, una giacca di pelle, una pistola in mano. "Tutti fermi, questa è una rapina!" Urlò una volta dentro. Quella frase, sentita in un milione di film, contribuiva a rendere ancora più irrelale la situazione. Teresa spaventata lasciò cadere per terra la bottiglia di vetro, che si frantumò. L'olio si allargò in una pozza sempre più ampia. Il rapinatore fece segno con la pistola a tutti i presenti; dovevano mettersi a destra, in un angolo. Poi si avvicinò alla cassiera e la esortò ad aprire la cassa. Era ben manifesto il terrore nei suoi occhi, le tremavano le mani.
Teresa, approfittando della distrazione del rapinatore, decise di tentare la fuga. Considerò che dovevano esserci... sette...otto passi, da dove si trovava alla porta. Voleva mettere in salvo il suo bambino, non era per la sua vita che temeva. Corse verso la porta, ma il malvivente la raggiunse in un lampo; la prese per i capelli e la scaraventò a terra, con un calcio. Andrea, senza nemmeno riflettere si lanciò addosso all'uomo "È INCINTA! BASTARDO!" Urlò investendolo. Partì un colpo. Andrea cadde a terra, una macchia rossa sulla maglia, il sangue si allargò come la chiazza d'olio poco prima. Teresa si buttò su di lui urlando , scossa da singhiozzi e singulti. La cassiera intanto aveva fatto partire la sirena, l'uomo spaventato fuggì via. Andrea respirava a fatica, era tutto tremiti. Prese la mano di Teresa e disse: "Prenditi cura del nostro bambino. Crescilo e tieni sempre in lui vivo il ricordo di me. Ti amo Teresa." La sirena di una voltante si avvicinava, ora due, ora tre. Andrea che fino a quel momento aveva stretto la mano di Teresa, mollò la presa e spirò. La donna, con gli occhi inondati di lacrime, come un fiume in piena che straripa dagli argini , non riusciva nemmeno più a vedere bene. Sentiva delle fitte all'addome. Si accorse di essere tutta sporca di sangue, ma era suo? O di Andrea? Ricordava di aver ricevuto in calcio, o forse no? Erano successe così tante cose in pochi minuti, non riusciva più a ricordare bene. Tutto cominciò ad essere più sfocato, i suoni indistinti...
Riprese i sensi poco dopo. Si trovava fuori dal negozio, per terra; improvvisamente c'era tanta gente intorno a lei. Si sentì sollevare da terra, qualcuno l'aveva presa in braccio. Tutto era confuso. Vide due ambulanze far scendere dei paramedici e due barelle. Venne disposta su una di quelle e vide nell'altra qualcuno disteso, un paramedico chiuse la cerniera impermiabile sul defunto. Sentiva dei rombi nelle orecchie, tutto vibrava. Sopraffatta dalle emozioni perse nuovamente i sensi.

VI capitolo


Teresa riprese la vista pian piano, si trovava in una stanza bianca, troppo luminosa. Dottori e infermieri intorno a lei parlavano freneticamente. "INSUFFUCIENZA FETALE!" Cosa era successo? C'È UN'EMORRAGIA! PERDE TROPPO SANGUE!" Cosa stava succedendo? Cercò di parlare ma non riuscì ad emettere nessun suono. "NON SENTO PIÙ I BATTITI!" "LO STIAMO PERDENDO!" I ricordi le affiorarono gradualmente. Il suo bambino era in pericolo. Il dolore all'addome si fece sempre più acuto. Temette di perdere di nuovo i sensi. "SE NON INTERVENIAMO IMMEDIATAMENTE PERDEREMO IL FETO!" "C'È UN INSUFFICIENZA CARDIO-RESPIRATORIA DOBBIAMO STIMOLARE IL FETO MANUALMENTE!" Un'infermiera le toccò il viso e disse: "Stiamo cercando di salvare il suo bambino. Abbiamo bisogno del suo aiuto. Rimanga con noi". Teresa voleva salvare il suo bambino, lo amava. Era suo e di Andrea, presto l'avrebbe stretto tra le sue braccia, ma Andrea era morto e le palpebre così pesanti... Non sentì nemmeno il ventre squartato dal bisturi, voleva solo svegliarsi da quel terribile incubo. "DECESSO DEL FETO ORE..."
I suoi occhi si erano chiusi, ma il suo bambino poteva vederlo. Andrea lo aveva preso tra le braccia e sollevato in cielo. Dietro di loro ecco mamma e papà. Non li vedeva dal giorno in cui ebbero quell'incidente mortale, il giorno che compì sedici anni. Sua nonna rideva allegra, anche lei lì con loro. Si era presa cura di lei dalla morte dei suoi fino a quando era venuta a mancare poco più di due anni prima. Tutto era così caldo e confortevole in quello sfondo nero.
All'improvviso qualcosa la riportò con forza alla realtà; essa al contrario non era affatto confortevole. Guanti, garze e attrezzi insanguinati le passavano sopra la testa, dottori e infermieri urlavano qualcosa che non capiva. Un rumore regolare proveniva da un macchinario alla sua sinista. "ECCOLA... È DI NUOVO CON NOI!" Ma lei... lei non voleva essere lì... voleva tornare in quel sogno, dove c'erano tutti i suoi cari.
"Il... il mio bambino..." Fece uno sforzo enorme per pronunciare quelle parole, si sentiva prosciugata. I dottori uscirono dalla stanza, solo un'infermiera le si avvicinò. " Mi dispiace..."si limitò a dire "Per cosa?... PER COSA?" Chiese allarmata Teresa, sollevandosi. "Mi dispiace per la sua perdita." Concluse addolorata la donna. Allora era vero! Aveva perso il suo bambino! Aveva perso il suo uomo e il suo bambino, nella stessa sera. Non si accorse nemmeno di stare piangendo e urlando, urlando e piangendo, disperata. Sentiva il suo cuore squarciato, frantumarsi, un pezzo alla volta. "Vuole vederlo?" Chiese prima di uscire dalla stanza l'infermiera. Teresa si limitò ad annuire, incapace di fare altro.


VII capitolo

Le venne portato il suo bambino, avvolto in una copertina bianca e perfettamente pulito. Scoppiò in singhiozzi prendendolo in braccio. Guardò il nasino perfetto, la boccuccia che non avrebbe mai emesso nessun vagito, mai assaggiato avidamente il suo latte. Le sue manine tutte pieghe... Una morbida peluria castano- rossiccia copriva la sua testolina. Era così bello! Era suo! ... Ma nessun suono sarebbe mai uscito da quel corpicino esangue; quel corpicino che ancora caldo sembrava dormisse.
Entrò un dottore e cominciò a parlarle del decesso del bambino, del loro tentativo di salvarlo, della camera mortuaria dell'ospedale; ma teresa ormai era persa nei suoi pensieri, non riusciva a seguire il dottore. Il suo sguardo si posò sul pavimento, una mattonella era rotta. Chissà quante persone erano entrate in quella stanza, chissà quante avevavano ricevuto una notizia come la sua. La mattonella blu-mare le ricordava quelle del bagno di una zia che non vedeva da anni; avrebbe dovuto chiamarla, un giorno o l'altro. Il dottore le disse che avrebbe dovuto passare la notte lì, in osservazione. Vide in un orologio appeso alla parete che erano le dieci e mezza. A lei sambrava fosse passata una vita... "Non ha nessuno a cui chiamare? È ancora in stato di shock..." In lontananza sentiva una radio, stavano trasmettendo una vecchia canzone di cui non ricordava il nome. 'One day' o 'One time', non ricordava con esattezza. Lei e Andrea l'avevano sentita un giorno, stavano dipingendo casa, si era appena trasferita da lui, si amavano così tanto. Cosa le aveva chiesto il dottore? Ah... sì! Se avesse qualcuno a cui chiamare. " I miei genitori morirono in un incidente che ero una ragazzina, mia nonna mi prese con lei. Alla sua morte conobbi Andrea e mi trasferii qui con lui. Non ho mai conosciuto gli altri miei nonni e i miei genitori erano figli unici come me. Non sono a conoscenza di altri parenti... se mai ne avessi. Sono sola al mondo!"
Le vennero dati un deambulatorio e una camicia da notte. Poteva così togliersi i vestiti macchiati di sangue, quel sangue che ormai seccatosi aveva assunto un colore ruggine. Venne accompagnata nella sua stanza, che avrebbe diviso con altre due donne. Una aveva appena partorito una sana e bella bambina, l'altra avrebbe fatto il parto cesareo il giorno dopo. E lei... lei aveva potuto tenere solo pochi minuti il suo bambino tra le braccia e l'indomani l'avrebbe già chiuso in una cassa. Entrò stravolta nella stanza, lo sguardo perso, mostrava in viso i chiari segni della sera appena passata. Le altre due donne, curiose, si chiesero che le fosse successo.

2 commenti:

  1. Ciao, nuova follower! Complimenti per il blog e per la notizia! Qui il mio ultimo post: https://ioamoilibrieleserietv.blogspot.it/2017/12/recensione-serie-alice-allevi-alessia.html


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